“Faccio il restauratore di conchiglie.”
“In che consiste l’opera?”
“Metto insieme le briciole per l’abitante nuovo”
“Non esiste il mestiere, stai inventando.”
“Il mestiere no, il restauro sì. Però è vero che invento.
Dicono di me che sono il tempo.”
“Da tenuta ‘sporcata’ dalla mafia e poi alla mafia confiscata, a tenuta aperta e vocata alla diffusione della cultura della legalità” così si legge nel comunicato della Regione Toscana lanciato per presentare quella che nel settembre 2021 è stata la terza festa della legalità.
Suvignagno Tenuta Aperta si estende per circa 700 ettari tra il Comune di Monteroni d’Arbia e quello di Murlo, rappresenta un bene comune di un territorio, “per la sua funzione di riutilizzo sociale e di stimolo ad una formazione per la legalità democratica attraverso il coinvolgimento di giovani e la messa in atto di azioni culturali per la sua valorizzazione”, l’Arci Toscana organizza i campi della legalità promuovendo “percorsi di partecipazione e di consapevolezza sui temi dell’antimafia sociale e che trovano concretezza in una esperienza attiva di volontariato sociale e impegno civile”.
Quest’anno, grazie ala volontà dell’Arci Siena, ho trascorso due giorni in questo territorio con il ragazzi che dal 31 luglio al 8 agosto 2021 partecipavano al campo della legalità Suvignano #benecomune.
Abbiamo attraversato le Miniere di Murlo, ci siamo fotografati sopra il ponte che sovrasta il fiume Crevole e abbiamo camminato lungo il suo letto, abbiamo camminato lungo il percorso che da Suvignano arriva a Murlo, il Sentiero delle Legalità, che è una variante della Via Francigena, 11 km circa di paesaggio e storia, di un panorama abbraccia le crete senesi fino al monte Amiata per poi ammirare i fitti boschi che ci dividono dalla provincia di Grosseto.
Abbiamo parlato di fotografia e paesaggio, abbiamo fotografato, ci siamo fotografati.
Suvignano mi ha regalato due giorni intensi di foto, storie e memoria. Un luogo che si è trasformato da “Cosa Nostra a COSA DI TUTTI”