Palombaro dell’anima

Intorno al fotografo Duranti e un popolo di rincoglioniti che non riesce a condividere neppure la Costituzione

di Andrea Giannasi per Prospektiva. Fogli di Resistenza Letteraria del 02/12/2014

Ha gli occhiali da sole scuri, neri, che lo rendono cieco al futuro. E come non potrebbe essere d’altronde visto che a lui, come ad altri, il futuro lo hanno tagliato dopo tanti sacrifici. Sacrifici fatti di morti, sangue, distruzione, dolore, soprusi, e alla fine, pur vincitori, tutti sconfitti dalla storia che si aggiusta e si accomoda come una cicatrice.
Dicevo indossa gli occhiali scuri il comandante Diavolo ripreso in uno scatto da quell’Alessio Duranti che non è un fotografo, bensì un indagatore, uno scavatore. Anzi no. Direi di più.

Il Duranti è un palombaro dell’anima che si immerge fino alle profondità più scure e qui immortala momenti, attimi di vita passata.

E’ su questi gesti che è nata una bella mostra fotografica sulla Resistenza, con fotografie di Marzabotto, Montemaggio, Lamarmora, Siena e Roma dove vecchi stanchi – ma con gli occhi lucidi e vivi – cantano, accanto a giovani che cercano di prendere un testimone scomodo e difficile da portare. Perché non si conoscono le melodie della Resistenza. Perché uno dei segreti furono proprio le canzoni come recitava quel buon diavolo di Beppe Fenoglio: “quella loro canzone è tremenda. E’ una vera e propria arma contro i fascisti…”.
Il Duranti scatta e taglia la tela, la squarcia, intorno al silenzio dei luoghi e fa pensare l’ultimo scatto dedicato ad una fotografia presa a Roma durante una manifestazione. Un giovane inossidabile nel suo cliché sinistrorso tiene in mano una Costituzione come se quel valore appartenesse solo ad una parte politica.
Qui la crepa, la spaccatura, il fossato si fanno più ampi. E si capisce che Gaber quando ironicamente canticchiava quello che era di destra e quello che era di sinistra, ci aveva preso, in mezzo ad un popolo di rincoglioniti che non riescono a condividere neppure l’unica arma che permette a tutti di girare liberi per strada. Ma che volete farci in un paese dove si urla tanto, nel quale alla fine rimangono solo fotografie in bianco e nero, perché il Duranti le vuole così, in bianco e nero, per accentuare i contrasti e le ignoranze.
Per ricordare che parole come Libertà, Giustizia, Pacifismo e Antifascismo sono bianche o nere. O le si sposa per sempre e per tutta la vita o si è destinati a far da cecchini ai bordi delle strade, con scarponi grossi e cani lupo, denti affilati e sorrisi beffardi mentre la Gina se ne sta appesa al platano in piazza perché aveva un cesto di farina e uova e stava imboccando la strada in salita, la più difficile.
Sarà ma il Duranti ce lo dice chiaramente. Ci indica l’ultima via prima perdere ogni cosa ed è quella in salita, la più difficile.

 

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