La Resistenza

C’è un ragazzo che si ricorda di quando la politica era ideologia e partecipazione, che racconta la vita sociale dei lavoratori, ve ne fa parte. “Insieme”, così come campeggia sulla scritta degli striscioni della Fiom a Roma.

di Ilaria Sciadi Adel per PHOLIO del 27 Aprile 2015

Alessio Duranti è un fiore di passiflora, tradotto in lingua spagnola con la parola “pasionaria”, ovvero il fiore della passione. Un individuo che profondamente sente una causa ed un pensiero ideologico, e li fa suoi. Alessio Duranti è un “pasionario”. E’ percepibile da questi scatti intrisi di “movimento”, nel senso che non appaiono come immagini passive, il fotografo non vaga tra la folla senza una meta. Al contrario, a ben guardare, è persino possibile cogliere l’incedere dei gruppi manifestanti, le grida colme di verità, il sentimento della libertà detto a gran voce.
Che vuol dire resistere? Oggi lungo le strade, nelle fabbriche e nei negozi, nelle case, chi resiste?
Sono tutti lì, in Piazza del Popolo e in Piazza San Giovanni a Roma, gli uomini e le donne che sognano una vita nuova ed un futuro migliore per i propri figli.
L’approccio alla realtà che racconta Alessio Duranti è di tipo documentaristico e la sua è più una “fotografia sociale” che una fotografia d’inchiesta, perché Alessio Duranti si mescola tra la gente e diventa uno di loro. Non lascia che il suo obiettivo fotografico resti lì a “guardare”, Alessio Duranti “vede” e racconta il sentimento della resistenza sui volti della gente.
E lo fa andandogli incontro, stringendo legami, cercando emozioni per restituirle allo spettatore con quel fare dei grandi che ricorda il celebre Tano D’Amico.
La resistenza è un sentimento dapprima, mosso dalla passione che è sempre giovane. Poi, col tempo, la resistenza diventa coscienza che sceglie, perché il vero atto rivoluzionario è quello della scelta.
Resistere significa non soltanto desiderare un mondo migliore, ma pretenderlo.

1- Numerosi i reportage fotografici da Lei prodotti. Cosa vuol dire essere un fotoreporter?
Non sono un fotografo professionista, non sono un giornalista. Tutto quello che ho realizzato e che sto portando avanti è mosso dall’interesse che nutro verso le persone. I progetti che studio e che cerco di realizzare hanno al centro la persona, il mio è un interesse sociale e la fotografia è il mezzo con cui, in parte, interagisco e mi relaziono.

2- Politica, fotografia, verità. Quale il legame?
La fotografia può raccontare e documentare tutto, io ho scelto di metterci la mia parte militante. Come ha detto Dondero: “mi faccio coinvolgere dagli avvenimenti. Sono veramente schierato e ritengo che essere schierati è fondamentale, bisogna essere sinceramente schierati”. Ogni volta che decido di realizzare un progetto scelgo da che parte stare. Così nel lavoro che qui ho proposto così nel lavoro che sto portando avanti sulla memoria e in altri.

3- Nei Suoi scatti rappresenta la resistenza politica e soprattutto umana. Che vuol dire oggi “resistere”?
Cambia il lavoro, cambiano le relazioni sociali, cambia il rapporto con il potere. “Decisionismo” e “fare” velocizzano le soluzioni e in mezzo c’è un mondo che ci racconta altro. Oggi avere il coraggio delle proprie idee, delle proprie azioni, scegliere la propria parte rientra in pieno nel concetto di “resistere”.

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